Circa un sesto della popolazione mondiale non ha attualmente accesso ad acqua potabile (2003).
Si calcola che l'80% delle malattie diffuse nei Paesi in via di sviluppo siano causate dall'acqua infetta e da impianti igienici insufficienti. I Paesi in via di sviluppo non fanno alcun trattamento al 90% delle acque provenienti da scarichi di lavorazioni industriali.
La dispersione delle reti idriche in questi Paesi si aggira sul 50%.
Non va meglio in Italia, dove la media è del 30-40%, con punte del 60% in alcune regioni del Sud.
In Italia si stanno inoltre privatizzando le sorgenti e gli acquedotti: quello che dovrebbe essere una ricchezza di tutti sta forse per diventare una merce venduta a caro prezzo. Già oggi le sorgenti di acqua minerale sono per il 60% in mano alle multinazionali Nestlè e Danone, che pagano 0.000005 euro al litro.
Sempre in Italia si consumano 980 mc d'acqua a testa all'anno (media europea 640).
E' inutile dire che l'acqua è un bene insostituibile e quindi non dovrebbe mai essere in mano privata: l'accesso all'acqua per le comuni esigenze vitali e per l'agricoltura dovrebbe essere libero per tutti, un diritto inalienabile.
Ci sono attività industriali o di agricoltura intensiva che fanno un uso spropositato di acqua, per trarne profitto: è giusto che queste attività versino alla collettività un prezzo equo per questo uso.
Si prevede che le guerre e i conflitti di questo millennio saranno causate dal controllo dell'acqua, sempre più scarsa e inquinata, piuttosto che dal controllo del petrolio.
Il 2003 è l'anno internazionale dell'acqua dall'ONU.
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