Giugno 2002 

Marc Ravalomanana si è autoproclamato presidente il 22 febbraio, e si è insediato il 16 maggio. Peccato che ci sia ancora il "vecchio" presidente, Didier Ratsiraka. 

Il 70% degli abitanti vive sotto la soglia di povertà. Anche chi lavora non vive bene visto che lo stipendio medio è 40 euro al mese. Non c'è guerra ma la gente muore di fame. 

Hanno scatenato la crisi le elezioni del dicembre 2001. Nel primo turno Ravalomanana ha il 46%, Ratsiraka il 40%. Si va al ballottaggio, ma ci sono manifestazioni popolari, tre mesi di sciopero generale. I fedelissimi di Ratsiraka bloccano le strade e fanno saltare i ponti. Ratsiraka proclama la legge marziale ma nessuno la rispetta: la popolazione continua a scendere in strada e i militari lasciano fare. Ravalomanana, che aveva messo in piedi una efficace organizzazione per il controllo dei voti, dichiara che Ratsiraka ha barato; egli avrebbe vinto al primo turno con uno scarto del 16% dei voti. La paralisi dell'economia malgascia continua con effetti disastrosi per la popolazione. 

A fine Aprile la mediazione dell'Unione Africana porta i due contendenti a Dakar, per trattare: ne esce un accordo in tre punti. Via i blocchi, si ricontano i voti, se nessuno ha la maggioranza si va a un referendum in 6 mesi. I blocchi non vengono tolti ma il nuovo conteggio dà il 51,5% a Ravalomanana. Purtroppo la crisi non si risolve ma si aggrava. 4 dei 6 governatori delle provincie in cui è diviso il paese annunciano la secessione e in alcune città iniziano scontri; sono segnalate violenze di militari. Ratsiraka sfrutta i vecchi agganci, Ravalomanana fa leva sul consenso popolare: il popolo magari non lo adora ma vuole liberarsi dal regime corrotto di Ratsiraka. 

Il Paese che nel 2001 aveva avuto una crescita positiva ora è messo veramente male. 

 

Mondo... 

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