Algeria 
 
Gennaio 2011 
Il presidente Bouteflika, al potere da 11 anni, non è ancora riuscito a realizzare le riforme promesse. L'Algeria grazie al petrolio e il gas naturale sarebbe ricca, ma questa ricchezza non arriva alla popolazione. C'è inoltre corruzione nell'amministrazione pubblica, ed è forte l'influenza dei militari. 
Sull'eco delle proteste in Tunisia, anche in Algeria ci sono proteste, anche se più limitate. L'Algeria ha già passato un periodo critico in cui i fondamentalisti islamici hanno causato danni e morti, e quindi gli algerini sono più prudenti (ed è improbabile che l'islam radicale / deviato possa avere seguaci, gli anni novanta hanno messo in guardia gli algerini dal fondamentalismo). 
 
Agosto 2005 
Il Presidente Abdelaziz Bouteflika approva un documento che garantirebbe l'amnistia per i colpevoli dei crimini commessi durante la guerra civile, negli anni 90. Il decreto sarà sottoposto a referendum il 29 settembre. Contrari al decreto Amnesty International e la Lega algerina per i diritti dell'uomo (presidente Boudjama Ghechir). 
 
Novembre 2004 
L'agenzia Amisnet e l'associazione Lettera22 denunciano le pressioni e le intimidazioni del governo sulla stampa. Sono stati chiusi 3 quotidiani, i giornalisti Mohamed Bénchicou e Hafnaoui Ghoul sono in carcere, le autorità hanno presentato 250 querele per diffamazione (punite severamente dal codice penale). 
 
Aprile 2004 
Sospetti di brogli per le elezioni dell'8 aprile, vinte con l'83% dal presidente Abdelaziz Bouteflika (in carica dal 1999). Sconfitto il rivale Alì Benflis. 
Bouteflika ha indebolito il terrorismo con una politica di concordia nazionale, ma non ha risolto i problemi, in particolare disoccupazione (circa 30%). Altro grosso problema è l'estremismo dei gruppi islamici; le violazioni della libertà di stampa e di espressione effettuate con metodi repressivi. Il Paese è potenzialmente ricco grazie a petrolio e gas naturale. 
 
Maggio 2003 
Il Paese è devastato dal terremoto. 
Ahmed Ouyahua è il nuovo Primo ministro; lo è già stato dal 95 al 98. Originario della Kabylia, regione che da anni vuole maggiore autonomia dal potere centrale, da lui si aspetta un'accelerazione delle privatizzazioni. 
L'ex primo ministro Benflis, leader del FLN (partito nato dal movimento che portò l'Algeria all'indipendenza) potrebbe sfidare l'attuale presidente Abdelaziz Bouteflika alle presidenziali del 2004. 
 
 
Gennaio 2003 
Oltre 40 tra miliziani e militari sono stati trucidati in un attentato da fondamentalisti islamici. Sono stati oltre 1600 i morti nel 2002. 
 
 
La situazione algerina sembra tendere verso la calma. Nel senso che l'assassinio per motivi politici è più difficile, ma non è impossibile rischiare il carcere. 
L'Algeria è indipendente da 1962 dopo essere stata sotto la dominazione francese. 
La storia degli ultimi anni è di violenza e sangue. Dicembre 1991, nel primo turno delle elezioni legislative il FIS (fronte islamico di salvezza) ottiene il 47% dei voti facendo presagire una vittoria al secondo turno. Gennaio 1991 alla vigilia del secondo turno l'esercito costringe il presidente Chadli alle dimissioni. Le elezioni vengono annullate e un Alto Comitato di Stato presieduto da Mihammed Boudiaf prende il comando. Febbraio 1992, viene proclamato lo stato di emergenza. Marzo, le autorità sciolgono il FIS. Giugno, il presidente Boudiaf è assassinato ad Annaba. Agosto, attentato all'aereoporto con 9 morti. 
1993 e 1994: l'Algeria è preda dei gruppi integralisti: vengono uccisi medici, giornalisti, poliziotti, scrittori, cittadini stranieri, anche cantanti; la comunità di S.Egidio di Roma tenta una mediazione per riportare la pace. Novembre 1995, il generale Liamine Zeroual vince le elezioni presidenziali. 96-97 continuano massacri e terrorismo, vengono colpiti interi villaggi, sono uccisi 7 monaci trappisti e il vescovo Pierre Claverie. 1999, Abdelaziz Bouteflika viene eletto presidente, avvia una politica di "concordia civile" promettendo amnistia per i terroristi non colpevoli di reati di sangue. 2001 scoppia la rivolta della popolazione berbera della Kabilya, circa 100 morti. 2002 il capo del gruppo terroristico GIA, Antar Zouabri, è ucciso. Il presidente annuncia che il berbero sarà lingua nazionale assieme all'arabo. 
Elezioni legislative 30 maggio 2002. 
 
 
 
LA COLONIZZAZIONE 
1830-1962 
LA FRANCIA IN ALGERIA 
132 ANNI DI COLONIALISMO 
Occupata per la prima volta dalle truppe francesi nel 1830, l’Algeria è stata annessa alla Francia con lo status di département (contea) nel 1848, dopo molti anni di resistenza contro l’invasore. Con il Code de l’indigénat, gli ebrei algerini e i musulmani divennero sudditi francesi, senza però godere degli stessi diritti dei coloni francesi in Algeria o dei francesi nella Francia continentale: Erano dei cittadini di seconda classe. 
Nel 1870, il decreto Crémieux garantì la nazionalità francese agli Ebrei che vivevano in Algeria. Allo stesso tempo, dopo la perdita dell’Alsazia e della Lorena, ci fu un enorme influsso di coloni, che raddoppiarono la popolazione europea in Algeria, la quale, nel 1914, arrivò a contare 500.000 individui. Nonostante un periodo di crisi agrarie e di repressione brutale da parte del potere coloniale, la popolazione indigena crebbe rapidamente, e passò da 2 milioni a 5 milioni. Quasi il 40% delle migliori terre arabili furono sequestrate e ridistribuite ai coloni a prezzi stracciati, lasciando centinaia di migliaia dei precedenti proprietari terrieri in completa povertà. 
La crescita complessiva della popolazione velò il fatto che tra il 1866 e il 1883 metà della popolazione ‘scomparve’, non a causa della guerra o della repressione - la conquista dell’Algeria era infatti completata - ma a causa dell’aumento di mortalità causato dalla carestia e dalla diffusione di epidemie tra coloro che erano stati cacciati dalle loro terre. La popolazione francese e quella indigena vivevano fianco a fianco, ma segregate l’una dall’altra da basi legislative diverse. 
All’inizio del 20° secolo, emerse gradualmente un'élite di intellettuali che iniziò a coordinare organizzazioni politiche, proteste e pubblicazioni. Si formarono così diversi movimenti di indipendenza, tra cui, nel 1926, l’Etoile Nord-Africaine (ENA), a cui fecero seguito il Parti du Peuple Algerien (PPA) e l’Oulemsa, a cui dopo la guerra si unirono il Mouvement pour le Triomphe des Libertés Démocratiques (MTLD), il Mouvement National Algérien (MNA), capeggiato da Messali Hadj, e l’Union Populaire Algérienne (UPA) di Ferhat Abbas, che in seguito divenne un leader dell’FLN. Tutti chiedevano pari diritti e la fine del sistema Indéginat. 
Anche se 134.000 algerini musulmani assieme a 230.000 truppe nelle unità ‘indigene’ parteciparono alla liberazione della Francia, e nonostante la soppressione ufficiale dell’Indigénat nel 1945, la fine della Seconda Guerra Mondiale non portò alcun cambiamento nello loro vite. Dal 1946 al 1953, il movimento per l’indipendenza divenne più radicale e nel 1954 l’FLN adottò il principio della lotta armata e creò la sua ala armata, che prese il nome di ALN. 
La Guerra di Indipendenza Algerina o ‘Incidenti Algerini’, a seconda di quale parte si sostenesse, era iniziata. 
“L’Algeria è la Francia!” Pierre Mendès Francia, 1954 
“ Le strade erano piene di morti e di moribondi. La repressione fu indiscriminata. Fu un immenso massacro.” Kateb Yacine 
 
LE RADICI DELLA GUERRA… 
GLI INCIDENTI 
Dai massacri di Setif al Toussaint Rouge 
L’8 maggio del 1945, in molte città algerine, gli algerini marciarono per chiedere maggiore libertà e maggiori diritti, ma anche per celebrare la fine della Seconda Guerra Mondiale e per reclamare il rilascio del leader nazionalista Messali Hadj, che era stato deportato a Brazzaville il 25 aprile del 1945, in seguito agli incidenti avvenuti a Reibell. Nell’Est dell’Algeria, Setif (città natale del prominente nazionalista Ferhat Abbas) e Guelma furono teatro di marce che furono represse violentemente e che si trasformarono in sommosse. A Setif, circa 8.000 protestanti, tra cui un membro dei nazionalisti Algerini, insorsero dopo che un agente della polizia sparò ad un giovane protestante che portava la bandiera algerina. La marcia degenerò, gli Europei furono attaccati e molti protestanti furono uccisi dalla polizia e dall’esercito. Nei giorni seguenti, i protestanti rivolsero la loro rabbia contro i coloni e contro alcune fattorie isolate. Dozzine di europei furono massacrati. La polizia e l’esercito, assieme ai miliziani armati a Guelma, soppressero brutalmente la ‘sommossa nazionalista’, ma la repressione continuò per due settimane, con l’approvazione dell’intera catena di comando su su fino al Governatore, il Generale Chataigneau, ad Algeri; di questi eventi era a conoscenza anche il governo del Generale De Gaulle, a Parigi. 
Ci sono molte spiegazioni riguardo agli eventi accaduti l’8 maggio del 1945. Nel 1945, la propaganda nazionalista era al suo apice. Ferhat Abbas e i suoi Amis du Manifeste et de la Liberté (AML) godevano di un grande seguito, sin dal 1943, quando Abbas aveva reso noto il suo Manifesto del Popolo Algerino alle autorità francesi. Analogamente, il movimento PPA di Messali Hadj stava pianificando un’insurrezione che avrebbe coinciso con la fine della guerra. Allo stesso tempo, i coloni rifiutarono caparbiamente qualsiasi riforma. La tensione era molto alta dopo lunghi anni di guerra sotto il regime di Vichy. Inoltre, molti algerini avevano combattuto in Europa contro la Germania e la dichiarazione dei diritti di autodeterminazione del popolo della ‘Carta Atlantica’, alla conferenza di San Francisco, sembrava concretizzabile. La repressione fu sproporzionata e brutale. Tutti gli uomini che l’esercito francese fu capace di radunare, inclusa la Legione Straniera, i tabors Marocchini, i tirailleurs Senegalesi e le milizie colone, si fecero vendetta in maniera crudele. L’aeronautica e la marina bombardarono le città e i villaggi, mentre il terrore si diffondeva in tutta la regione. 
Molti cadaveri non poterono essere sepolti e furono gettati nei pozzi o nelle Gorges de Kherrata. I miliziani usarono forni di calce per sbarazzarsi dei cadaveri. Le mitragliatrici spararono a raffica sugli abitanti dei villaggi in fuga verso le montagne. 
Il 19 maggio, de Gaulle inviò il Generale Paul Tubert affinché svolgesse delle indagini sugli incidenti e ponesse fine alla repressione. Tubert aveva prestato servizio con merito durante la Resistenza Francese, era membro dell’assemblea parlamentare provvisoria e membro del comitato centrale della Lega dei Diritti Umani. Tubert e la sua squadra furono tenuti ad Algeri per sei giorni, molto lontano dagli eventi reali, e gli fu permesso di partire per Setif solo il 25 maggio, quando tutto oramai era già finito e le milizie si erano sciolte. Tubert, fu richiamato ad Algeri solo il giorno successivo affinché gli fosse impossibile andare a fondo degli eventi. Con i pochi fatti che fu in grado di accertare, Tubert produsse un rapporto inequivocabile sull’accaduto. Ma il suo rapporto fu rapidamente insabbiato e non fu mai reso pubblico. Paul Tubert fu nominato Sindaco di Algeri poco tempo dopo. Il testo completo del suo rapporto mostra chiaramente che le autorità francesi erano indubbiamente a conoscenza degli eventi di Setif. 
Cifre ufficiali dimostrano che 102 europei furono uccisi a Setif, mentre 1165 algerini morirono nella repressione successiva. 
Secondo fonti algerine la cifra raggiungerebbe le 45.000 vittime. Ma non lo sapremo mai con certezza. Diverse fonti inglesi e francesi parlano di una cifra che si aggira attorno alle 6.000\15.000 vittime. Ci sono, tuttavia, delle cifre attendibili per quanto riguarda il numero delle vittime algerine in alcune città, come Oued Marsa (200 vittime) e a Kheratta (600 vittime). Secondo la storica Annie Rey-Goldzeiguer, l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che la cifra è più di cento volte maggiore di quella delle vittime europee. Quel massacro ha segnato una generazione intera. 
All’epoca, lo scrittore Kateb Yacine era uno studente delle medie e viveva a Setif. Egli scrisse: La marcia dell’8 maggio fu pacifica e la violenza ci prese totalmente di sorpresa. I nostri leader non avevano pianificato eventi del genere. Ci furono decine di migliaia di morti. A Guelma, mia madre perse la memoria (…) Le strade erano piene di morti e di moribondi. La repressione fu indiscriminata. Fu un immenso massacro. 
Furono gli eventi dell’8 maggio che spinsero Krim Belkacem, uno dei sei fondatori dell’FLN, a decidere di dare il via alle operazioni clandestine. 
 
AGENTI SEGRETI ED ESPERTI DI GUERRA 
La Mano Rossa 
Una Macchina di Morte ben oliata 
Il Generale Duval, che si occupò di supervisionare la repressione, si vantò dicendo: Ho assicurato la pace per dieci anni. Ma avvertì: Se la Francia non agisce, avrà inizio una ribellione ancora peggiore e la situazione sarà irrecuperabile. 
Il 1° novembre del 1954, nelle regioni montane di Aures e di Kabylia, le autorità e i coloni furono bersaglio di una serie di bombardamenti e di assassini. Conosciuti con il nome di Toussaint Rouge, questi incidenti segnarono l’inizio della Guerra d’Algeria. 
UDMA e MNA iniziarono la ribellione armata contro ‘l’occupatore francese’. Facendo arrivare le armi dall’Egitto, attraverso il Marocco e la Tunisia, l’FLN 
accumulò una quantità di armi che nel 1958 gli permise di respingere l’esercito francese nel corso di una guerriglia. 
Nel 1955 e all’inizio del 1956, un’ondata prolungata di bombardamenti spinse il governo francese ad ordinare ‘l’eliminazione fisica’ degli attivisti – algerini, francesi (per iniziare) e poi stranieri – che aiutavano il movimento di indipendenza. Il SDECE (i servizi segreti francesi) crearono un’organizzazione segreta capeggiata da Constantin Melnik, sotto il comando del Generale Paul Grossin, il quale a sua volta faceva capo direttamente al Primo Ministro. Questa organizzazione fu chiamata La Main Rouge (La Mano Rossa). 
Originariamente, La Mano Rossa era un gruppo pro-francese fondato a Tunisi da alcuni coloni che misero delle bombe. Sotto questo nome il SDECE fu in grado di assassinare alcune figure di spicco algerine in quasi tutta Europa e in Nord Africa, rimanendo completamente impunito. Furono uccisi anche belgi, svizzeri e tedeschi che erano trafficanti di armi o simpatizzanti della causa algerina. A causa della disinformazione e di alcune conferenze stampa false questi omicidi furono attribuiti alla Mano Rossa. 
Gradualmente i loro arsenali e le loro tattiche si espansero e inclusero tecniche da romanzo spionistico: macchine dotate di congegni esplosivi, lettere bomba, rapimenti, corpi gettati nel cemento o in mare aperto, sabotaggio di carichi e di armi, omicidi con armi da fuoco, ovviamente, ma anche per mezzo di dardi avvelenati. Il SDECE arruolò riservisti da un corpo elitario di paracadutisti - tra cui il controverso capitano Paul Aussaresses - ma anche criminali e farabutti - tra 
cui il famoso malvivente Jo Attia - per creare un’unità di esperti di guerra, che rispondevano direttamente al Primo Ministro. 
Dal 1956 al 1961essi intrapresero una guerra selvaggia e invisibile contro il movimento di indipendenza algerino. 
Senza rendersi pienamente conto del coinvolgimento dello stato francese, l’FLN creò delle unità speciali, come quella del Capitano Medjoub, per respingere la Mano Rossa. La brutale guerra parallela tra le due fazioni spesso oscillò in favore della Mano Rossa, che poteva contare sull’aiuto discreto da parte delle autorità. Alla fine della guerra, la Mano Rossa venne infiltrata dagli anti-Gaullisti, dalla fazione scissionista dell’OAS, e così si sciolse per evitare che i propri membri se la prendessero l’uno contro l’altro. Tutte le informazioni ufficiali riguardanti questo episodio sono classificate Top Secret o sono state distrutte. Successivamente, i membri della Mano Rossa furono usati dalla Francia nell’Africa Sub-Sahariana per operazioni sottocopertura. 
“Credo fosse legittimo, se avessi la possibilità di farlo di nuovo, lo farei”. 
Antoine Méléro, ex-agente di polizia francese, ad Al-Jazira, 18 dicembre 2009 
 
L’FLN A PARIGI 
L’MNA E L’FLN, FRATELLI IN GUERRA 
Nel 1945, c’erano tra i 200 e i 250.000 algerini in Francia, la maggior parte di essi erano minatori o operai. Tra gli 8 e i 10.000 di loro erano membri del MNA, il partito di Messali Hadj. Ben presto, nel 1957, dopo che l’FLN iniziò i reclutamenti in Francia, i due partiti e i loro attivisti litigarono. 
Fondamentalmente, il conflitto riguardava le quote raccolte dall’MNA, delle quali l’FLN voleva una fetta. Entrambe le parti erano anche consapevoli dell’importanza strategica della comunità algerina in Francia. Le schermaglie portarono a 4.000 morti, con l’FLN che ne emerse vittorioso e impose una ‘tassa rivoluzionaria’ sulla comunità algerina, finalizzata al finanziamento della guerra. La supremazia conquistata dall’FLN e la sua presenza diffusa assicurarono che quasi ogni operaio algerino pagasse la tassa. I traffici illegali e la prostituzione arricchirono ulteriormente le casse dell’FLN e portarono a delle battaglie campali tra i malviventi nord africani e corsi, a Pigalle. Il contributo della comunità algerina in Francia fu potenziato da fondi provenienti dai paesi arabi o dai governi del blocco dell’Est, che venivano versati ogni mese su dei conti bancari svizzeri. 
L’FLN schierò la sua estesa rete di europei algerini e continentali (comunisti, attivisti dei sindacati, operai, intellettuali, clero) che furono impiegati in operazioni logistiche (trasporto di fondi, rifugi, approvvigionamenti e così via). Nonostante la caccia spietata da parte della polizia e l’eliminazione dei suoi leader in Francia, l’FLN rimase ben organizzato e fu addirittura in grado di attaccare: sabotando fabbriche, attaccando le stazioni della polizia, falsificando documenti di identità, sparando agli agenti della polizia, incendiando discariche di combustibili e pubblicando segretamente un giornale rivoluzionario ... 
A settembre del 1958, solamente, ci furono 56 operazioni di sabotaggio e 242 attacchi. 
La repressione divenne di alto profilo, culminando con la polizia che, a ottobre del 1961, uccise centinaia di algerini nelle strade di Parigi e nelle città limitrofe. 
Tuttavia, l’FLN continuò ad attaccare, fino al raggiungimento dell’indipendenza, nel 1962. 
Cinquanta anni dopo, in Algeria e in Francia, la storia del periodo coloniale e la guerra per l’indipendenza rimangono ancora intrappolate in una rete di storie, di ricordi, di passioni e di considerazioni politiche contrapposte. 
“L’8 maggio del 1945 (…) questa ondata di violenza, in cui il ruolo delle autorità francesi fu di cruciale importanza, costò migliaia di vite innocenti”. 
Bernard Bajolet, Ambasciatore francese, aprile 2008. 
 
 
 
 
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