Risoluzioni ONU violate da Israele:
AG 194 (1947): profughi palestinesi hanno il diritto di tornare alle loro case in Israele;
106 (1955): Condanna Israele per l’attacco a Gaza;
111 (1956): condanna Israele per l’attacco alla Siria, che ha ucciso cinquanta-sei persone;
127 (1958): raccomanda a Israele di sospendere la sua zona “no man” (di nessuno) a Gerusalemme;
162 (1961): chiede a Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite;
171 (1962): indica brutali violazioni del diritto internazionale da parte di Israele nel suo attacco alla Siria;
228 (1966): censura Israele per il suo attacco a Samu in Cisgiordania, allora sotto il controllo giordano;
237 (1967): chiede con urgenza a Israele di consentire il ritorno dei profughi palestinesi;
242 (1967): l’occupazione israeliana della Palestina è illegale;
248 (1968): condanna Israele per il suo attacco massiccio su Karameh in Giordania;
250 (1968): chiede a Israele di astenersi dal dispiegamento militare (parata) a Gerusalemme;
251 (1968): deplora profondamente il dispiegamento militare (parata) israeliano a Gerusalemme, in spregio della risoluzione 250;
252 (1968): dichiara nulli gli atti di Israele volti a unificare Gerusalemme come capitale ebraica;
256 (1968): condanna del raid israeliano sulla Giordania e delle palesi violazioni del diritto internazionale;
259 (1968): deplora il rifiuto di Israele di accettare la missione delle Nazioni Unite per valutare l’occupazione dei territori;
262 (1968): condanna Israele per l’attacco sull’aeroporto di Beirut;
265 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei di Salt in Giordania;
267 (1969): censura Israele per gli atti amministrativi atti a modificare lo status di Gerusalemme;
270 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi nel sud del Libano;
271 (1969): condanna Israele per la mancata esecuzione delle risoluzioni delle Nazioni Unite su Gerusalemme;
279 (1970): chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano;
280 (1970): condanna gli attacchi israeliani contro il Libano;
285 (1970): richiesta dell’immediato ritiro israeliano dal Libano;
298 (1971): deplora il cambiamento dello status di Gerusalemme ad opera di Israele;
313 (1972): chiede ad Israele di fermare gli attacchi contro il Libano;
316 (1972): condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano;
317 (1972): deplora il rifiuto di Israele di ritirarsi dagli attacchi;
332 (1973): condanna di Israele ripetuti attacchi contro il Libano;
337 (1973): condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano;
347 (1974): condanna gli attacchi israeliani sul Libano;
AG 3236 (1974): sancisce i diritti inalienabili del popolo palestinese in Palestina all’autodeterminazione senza interferenze esterne, all’indipendenza e alla sovranità nazionale;
425 (1978): chiede a Israele di ritirare le sue forze dal Libano;
427 (1978): chiede a Israele di completare il suo ritiro dal Libano;
444 (1979): si rammarica della mancanza di cooperazione con le forze di pace delle Nazioni Unite da parte di Israele;
446 (1979): stabilisce che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo per la pace e chiede a Israele di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra;
450 (1979): chiede a Israele di smettere di attaccare il Libano;
452 (1979): chiede a Israele di cessare la costruzione di insediamenti nei territori occupati;
465 (1980): deplora gli insediamenti di Israele e chiede a tutti gli Stati membri di non dare assistenza agli insediamenti in programma;
467 (1980): deplora vivamente l’intervento militare di Israele in Libano;
468 (1980): chiede a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci palestinesi e di un giudice, e di facilitare il loro rientro;
469 (1980): deplora vivamente la mancata osservanza da parte di Israele dell’ordine del Consiglio di non deportare i palestinesi;
471 (1980): esprime profonda preoccupazione per il mancato rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra da parte di Israele;
476 (1980): ribadisce che la richiesta di Gerusalemme da parte di Israele è nulla;
478 (1980): censura Israele, nei termini più energici, per la sua pretesa di porre Gerusalemme sotto la propria legge fondamentale;
484 (1980): dichiara imperativamente che Israele rilasci i due sindaci palestinesi deportati;
487 (1981): condanna con forza Israele per il suo attacco contro l’impianto per la produzione di energia nucleare in Iraq;
497 (1981): dichiara che l’annessione israeliana del Golan siriano è nulla e chiede che Israele revochi immediatamente la sua decisione; 498 (1981): chiede a Israele di ritirarsi dal Libano; 501 (1982): chiede a Israele di fermare gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe; 509 (1982): chiede ad Israele di ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano;
515 (1982): chiede ad Israele di allentare l’assedio di Beirut e di consentire l’ingresso di approvvigionamenti alimentari;
517 (1982): censura Israele per non obbedire alle risoluzioni ONU e gli chiede di ritirare le sue forze dal Libano;
518 (1982): chiede che Israele cooperi pienamente con le forze delle Nazioni Unite in Libano;
520 (1982): condanna l’attacco di Israele a Beirut Ovest;
573 (1985): condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti in Tunisia durante l’attacco alla sede dell’OLP;
587 (1986): prende atto della precedente richiesta a Israele di ritirare le sue forze dal Libano ed esorta tutte le parti a ritirarsi;
592 (1986): deplora vivamente l’uccisione di studenti palestinesi all’università di Bir Zeit ad opera di truppe israeliane;
605 (1987): deplora vivamente le politiche e le prassi israeliane che negano i diritti umani dei palestinesi;
607 (1988): chiede ad Israele di non espellere i palestinesi e di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra;
608 (1988): si rammarica profondamente del fatto che Israele ha sfidato le Nazioni Unite e deportato civili palestinesi;
636 (1989): si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi ad opera di Israele;
641 (1989): continua a deplorare la deportazione israeliana dei palestinesi;
672 (1990): condanna Israele per le violenze contro i Palestinesi a Haram Al-Sharif/Temple Monte;
673 (1990): deplora il rifiuto israeliano a cooperare con le Nazioni Unite;
681 (1990): deplora la ripresa israeliana della deportazione dei palestinesi;
694 (1991): si rammarica della deportazione dei palestinesi e chiede ad Israele di garantire la loro sicurezza e il ritorno immediato;
726 (1992): condanna fermamente la deportazione dei palestinesi ad opera di Israele;
799 (1992): condanna fermamente la deportazione di 413 palestinesi e chiede ad Israele il loro immediato ritorno;
1397 (2002): afferma una visione di una regione in cui due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all’interno di frontiere sicure e riconosciute;
ES-10/15 (2004): dichiara che il muro costruito all’interno dei territori occupati è contrario al diritto internazionale e chiede a Israele di demolirlo.
1 aprile 2018
Tiratori scelti di Israele bersagliano manifestanti al confine, almeno 16 morti e oltre 1000 feriti, anche donne e bambini.
31 ottobre 2011
La conferenza generale dell'Unesco vota a favore dell'adesione della Palestina come membro a pieno titolo dell'organismo Onu che si occupa di educazione, scienza e cultura.
Dicembre 2008/Gennaio 2009
All'ennesimo lancio di missili da Gaza, missili un po' migliori e che vanno un po' più lontano del solito, Israele risponde in modo massiccio, sfruttando il periodo di vacanza della Presidenza americana (con Bush uscente ed Obama non ancora ufficialmente insediato). Oltre 1000 morti tra i palestinesi, in maggior parte civili, anche perché Hamas nasconde spesso armi anche vicino a scuole ed ospedali. Il mondo biasima Israele, ma non troppo.
Marzo 2008
Il coordinatore degli aiuti dell'ONU, Holmes, conferma che Gaza è una pentola a pressione pronta per esplodere. Il milione e mezzo di persone che abitano a Gaza, metà minorenni, hanno limitazioni alla libertà di movimento, ancora più forti dopo la vittoria di Hamas. La popolazione (in particolare bambini e anziani) subisce la carenza di rifornimenti di cibo prodotti e pezzi di ricambio.
L'80% della popolazione vive con l'assistenza alimentare dell'ONU e di altre organizzazioni umanitarie. Dal giugno 2007, l'85% dei siti industriali e manifatturieri sono stati costretti a chiudere. Il tasso di disoccupazione è il 50%. La mancanza di elettricità e carburante provoca il deterioramento dei sistemi idrici ed energetici. L'acqua potabile è di difficile accesso per la maggior parte della popolazione. 40M di litri di acque nere sono scaricate direttamente nel Mediterraneo ogni giorno.
Sempre secondo il Vicesegretario Generale Holmes Gaza è ormai un'enorme prigione a cielo aperto; le Nazioni Unite hanno 213M$ in progetti umanitari e di aiuto bloccati a causa della mancanza di materie prime, in particolare cemento, perché Israele blocca le forniture. Gli aiuti umanitari comunque non sono tutto: il valico di Gaza in particolare l'ingresso commerciale di Karni deve essere riaperto, perché senza un libero flusso di merci e lavoratori in ingresso e uscita da Gaza il settore privato non si riprenderà mai.
Gli Israeliani si giustificano con il fatto che i lanci di razzi da Gaza verso Israele proseguono; ovviamente se Hamas non sospende il lancio criminale di missili Qassam poco potrà essere fatto perché Israele raramente si è mostrato generoso (il che può essere comprensibile visto che i missili non sono certo caramelle, ma non aiuta). La maggior parte della popolazione di Gaza non dovrebbe essere punita per gli atti criminali di una minoranza violenta ed estremista, anche perché l'attuale situazione di strangolamento (oltretutto non compatibile con gli obblighi di Israele in termini di diritto umanitario internazionale) non può che generare più violenza e sofferenza, portando ulteriori sostenitori ad Hamas. L'ONU propone di fare sforzi per raggiungere un accordo i pace giusto e duraturo.
Gennaio 2008
Israele taglia le forniture a Gaza, per protestare contro i razzi usati da Hamas contro Israele (razzi che del resto partivano da Gaza anche quando era ancora occupata da Israele e coloni israeliani), punendo 1,5M di persone per il comportamento degli estremisti. Per un certo tempo è sospesa anche la fornitura di gas all'unica centrale elettrica. L'Egitto apre la frontiera meridionale per ragioni umanitarie, per dare possibilità ai palestinesi che mancano di tutto di passare. Il Presidente palestinese Abu Mazen in pratica non ha nessuna autorità su Gaza. La comunità internazionale biasima Israele
Novembre 2007
Ad Annapolis, su iniziativa di Condoleeza Rice, il presidente americano Bush ospita l'incontro tra il premier israeliano Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen. La speranza che si avvicini una soluzione pragmatica all'eterno conflitto è mitigata dall'esperienza non felice degli ultimi anni. Vedremo.
Agosto 2007
Il primo ministro israeliano Ehud Olmert si dichiara disponibile a trattative di pace con la Siria.
Questo ha scatenato una serie di incontri con tra i protagonisti l'ex primo ministro inglese Blair (come rappresentante di USA EU Russia ONU), il ministro degli esteri egiziano Ahmed Abul Gheit, il ministro degli esteri giordano Abdel Elah al Khatib, il capo di stato israeliano Shimon Peres, il ministro degli esteri israeliano Tzipo Livni, in cui si è studiato il piano di pace della Lega Araba, che prevederebbe il ritiro di Israele dai territori occupati nel 1967, lo smantellamento delle colonie, il concordare una qualche soluzione per i profughi palestinesi, in cambio della normalizzazione delle relazioni di Israele con i Paesi della Lega Araba e ovviamente di un alleggerimento della tensione nella zona - la maggioranza della popolazione israeliana è stufa del continuo stato di guerra.
Per ora Olmert sarebbe disposto a discutere direttamente con il presidente palestinese Abu Mazen per un accordo di principio che parta dagli "accessori" dell'indipendenza (accordi commerciali / doganali, istituzioni dello stato palestinese ecc.) per passare in un secondo momento alle questioni più spinose come i confini e lo status di Gerusalemme (gli israeliani più integralisti non vogliono cedere agli arabi parte di Gerusalemme). Olmert sarebbe disponibile al ritiro dal 90% della cisgiordania (west bank) e persino a costruire un tunnell di collegamento tra Cisgiordania e Gaza per dare continuità territoriale allo Stato Palestinese. E' forse la prima volta che da parte israeliana si fanno piani concreti sui due popoli in due stati che tutti auspicano.
Intanto il famoso "muro" di separazione che già separa parte dei due futuri stati (sembra purtroppo sia stato costruito spesso rubando terreno ai palestinesi, come provato anche da sentenze di tribunali israeliani...) causa disoccupazione tra i palestinesi (molti lavorano o lavoravano in Israele), perché per passarlo occorre un permesso e si fanno lunghe code.
Settembre 2007
Il governo israeliano dichiara Gaza "territorio ostile" con inasprimento del cappio economico.
Giugno 2007
Hamas vince le elezioni.
25 Giugno 2006.
Un soldato israeliano è catturato dalle milizie Hezbollah. E' sufficiente questo per spingere Israele a una pesante offensiva nel sud del Libano, interrompendo anni di pace. Questo pur sapendo che il debole governo Libanese non ha alcun modo di controllare Hezbollah.
Il Libano, che stava vivendo una seconda giovinezza con la ricostruzione di numerosi quartieri di Beirut, è inondato di bombe a grappolo.
Le Nazioni Unite con la risoluzione 1701 inviano una missione in Libano di cui fa parte anche l'Italia.
Bombardando la centrale termoelettrica di Jeih, a 30 km da Beirut, gli israeliani causano il riversamento in mare di 15000 tonnellate di petrolio, una marea che si estende per 120 km, fino alle coste siriane e oltre.
14 Agosto 2005
Il governo israeliano completa l'evacuazione della popolazione israeliana (militare e civile) dalla Striscia di Gaza e lo smantellamento delle colonie.
Dicembre 2004
Il parlamento Israeliano (Likud) con il 62% dei voti ha accettato la proposta di Sharon di coinvolgere nel governo i laburisti di Shimon Peres e due partiti religiosi. Con Peres nel governo ora Sharon può portare avanti il piano di smantellamento colonie e ritiro dalla Striscia di Gaza entro il 2005.
Il leader di Al Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti, ha ritirato la sua candidatura per le presidenziali palestinesi. Abu Mazen è quindi ora il favorito.
Novembre 2004
Muore lo storico capo palestinese Arafat. Ha avuto il merito di unire i palestinesi (con tutte le difficoltà che questo comporta, vista la mentalità araba), di iniziare il processo di pace, il demerito di non riuscire a portarlo avanti, di non riuscire ad esercitare una leadership sulle frange più estremiste e violente, e soprattutto di non saper combattere la corruzione anzi di prendervi parte, usando a fini personali fondi destinati al popolo palestinese.
Il nuovo presidente dell'Autorità nazionale palestinese si deciderà alle elezioni del 9 gennaio 2005.
Settembre 2004
Ucciso in Siria il capo di Hamas, Ezzedin Sheik Khalil
Maggio 2004
Sharon preme per il ritiro da Gaza ma il suo partito vota contro. Si teme per una successiva vittoria di Netanyahu, ancora più estremista.
Manifestanti Israeliani contro la distruzione di abitazioni civili a Gaza (vicino al confine sud, la demolizione dovrebbe servire ad evitare il contrabbando di armi fatto tramite tunnel scavati nel sottosuolo) e abusi esercito Israeliano; continuano attentati palestinesi.
I dirigenti palestinesi più moderati accetterebbero un ritiro entro i confini del 1967, senza insistere molto sul ritorno dei profughi palestinesi.
Aprile 2004
Nuovo assassinio "mirato" (Abdel Aziz Rantisi, leader di Hamas dopo l'uccisione di Yassin), Israele continua a comportarsi come un Paese civile non dovrebbe. Nuove obiezioni di coscienza di soldati Israeliani, che contestano azioni contro i civili palestinesi.
Sharon annuncia l'intenzione unilaterale di ritirarsi da Gaza;
Marzo 2004
Israele assassina lo sceicco Ahmad Yassin, capo di Hamas; certo non un sant'uomo, ma perché mettersi sul suo stesso piano? Riprovazione internazionale.
Febbraio 2004
Sharon si attiva per rimuovere coloni israeliani da Gaza
Luglio 2003
Gli Israeliani iniziano a ritirarsi dalla striscia di Gaza passando il controllo alla polizia Palestinese. E' il primo passo nell'applicazione della Road Map.
Maggio 2003
USA, Europa ed ex. URSS propongono il nuovo piano di pace definito "Road Map". Contiene forti compromessi ma le pressioni USA sembra stiano convincendo Sharon. Gli israeliani devono accettare la nascita di uno Stato Palestinese e i palestinesi si impegnato a porre fine ad ogni violenza.
Aprile 2003
E' eletto primo ministro palestinese il leader moderato Abu Mazen. Grazie a lui e all'esigenza di Bush di rimediare alla guerra in Iraq con qualche atto positivo, la pace sembra più vicina (pur senza illusioni).
Febbraio 2003
Arafat annuncia una tregua unilaterale di un anno. Purtroppo non sarà rispettata dagli integralisti.
Settembre 2002
Il leader Israeliano Sharon vuole delegittimare a tutti i costi Arafat, l'unico capo arabo filopacifsta che ha ancora una parvenza di autorità (gli arabi hanno una mentalità diversa da quella occidentale e tendono a dividersi in piccole bande; difficilmente si riconoscono sotto una singola autorità: per la Palestina è ancora più difficile perché lo pseudo-governo di Arafat non ha una legittimazione in un vero stato Palestinese).
Ormai l'esercito israeliano non si distingue dai terroristi: sono ormai decine i civili palestinesi (anche donne e bambine) assassinati. Commentatori israeliani e membri stessi dell'esercito stigmatizzano questo comportamento; sono già molti i soldati che si rifiutano di presentare servizio.
Agosto 2002
Dall'inizio della seconda Intifada (governo Sharon) sono già morti circa 600 israeliani e 1800 palestinesi.
Note storiche
Dai tempi descritti nella Bibbia Israele è stata la terra del popolo ebreo, l'unico popolo per cui la fede religiosa è un concetto sociale che sfiora quello che per altri popoli è il concetto di patria.
Dopo la diaspora il territorio di quello che ora è Israele è stato occupato da varie popolazioni arabe; quindi dagli Inglesi. Dopo la seconda guerra mondiale (1947) le Nazioni Unite hanno diviso il territorio in due stati, Arabo e Israeliano, con Gerusalemme fuori da entrambi gli stati.
Nel 1948 gli stati arabi attaccano Israele, appena dopo la sua dichiarazione di indipendenza. Israele vince la guerra del 48-49, e i palestinesi si trovano confinati in zone molto più ristrette di quelle previste dalle risoluzioni ONU del 47; sono la striscia di Gaza, affacciata sul mediterraneo, e la Cisgiordania, in termini anglosassoni la "West Bank", affacciata sulla riva ovest del Mar Morto. Nel 1967, Egitto, Giordania e Siria tentano di muoversi contro Israele, che contrastano l'attacco occupando tutti i territori palestinesi, conquistando inoltre le alture di Golan e il Sinai. I leader dell'Egitto e di Israele si incontrano a Camp David sotto l'egida USA e concludono un accordo in cui la penisola del Sinai è gradualmente restituita all'Egitto (1979) in cambio del riconoscimento diplomatico di Israele. Maggio 1994, Israele si ritira da Gaza e Gerico, lasciandone la responsabilità all'Autorità nazionale Palestinese. Dicembre 95 ritiro dalle altre città palestinesi eccetto Hebron. Gennaio 96, Arafat è eletto presidente del Consiglio Nazionale Palestinese. Gennaio 97, Israele si ritira da Hebron. Ottobre 98, gli accordi di Wye prevedono ulteriore ritiro israeliano. Nel 2000 un altro negoziato a Camp David promosso da Clinton riporta la West Bank gradualmente sotto il controllo di un'amministrazione Palestinese indipendente. Settembre 2000, nuova rivolta palestinese, "Intifada el-Aksa". Marzo 2001 eletto in Israele Sharon, ministro degli esteri Simon Peres, il governo dichiara che vuole arrivare alla pace con i palestinesi purché cessi ogni violenza.
Nei primi mesi del 2002 (oggi è il 19 marzo) il primo ministro israeliano Sharon, per conservare la poltrona, ha attuato una forte repressione contro la popolazione palestinese. In violazione alle risoluzioni ONU, Israele sta permettendo ai cosidetti "coloni", cioè Israeliani in cerca di nuove terre (un po' come il far West americano) di occupare territori che sarebbero riservati ai palestinesi.
Alcuni palestinesi estremisti, stufi di vivere come topi nell'area di Gaza, stanno attuando attentati suicidi contro obiettivi Israeliani, purtroppo Autobus e altri obiettivi civili. Per rappresaglia Israele colpisce a sua volta con missili e carri armati obiettivi civili (forse non intenzionalmente, ma di fatto), cosa che dovrebbe essere evitata da qualsiasi paese cosiddetto "civile".
Nella striscia di Gaza, che è circa delle dimensioni dell'area metropolitana di Torino, vivono ammassati ed in condizioni di indigenza quasi un milione di Palestinesi. Nella Cisgiordania circa 600000 palestinesi, mentre quasi 400 mila sarebbero i rifugiati in Libano, 400 mila quelli in Siria, 1,6 milioni quelli in Giordania
Invece delle rappresaglie, non sarebbe forse ora di pensare alla radice dei problemi, ai motivi, alle ragioni per cui delle persone decidono di suicidarsi? I Palestinesi non saranno certo zuccherini, ma non sareste anche voi un pochino arrabbiati se foste costretti in milioni di persone in pochi chilometri quadrati di territorio, in case fatiscenti, servizi scarsi o inesistenti, igiene precaria, con gli Israeliani che vi lanciano qualche confettino esplosivo, sui buoni come sui cattivi, tanto per non rischiare? Entrambi fanno male, ma il fatto che un governo di un Paese civile colpisca civili è vergognoso.
Le proposte di pacificazione più recente chiederebbero a Israele di ritornare alla situazione territoriale precedente alla guerra del 67, con Gaza e Cisgiordania sotto il controllo Palestinese, in cambio di un riconoscimento formale di Israele da parte di tutti gli stati Arabi (riconoscimento che Israele attende dal 1947).
Alcuni dati da "Time" Magazine, 2002.
popolazione dello stato di Israele
israeliani: 5milioni palestinesi: 1 milione
totale palestinesi nella regione: 3.3 milioni
tasso di fertilità
israeliani: 2.6 palestinesi: 6.1
economia, reddito procapite nel 2000
israeliani: $18900 palestinesi: $1600
disoccupazione
israele: 9% gaza: 48.5% west bank: 30.3%
militari
israeliani: 163500+425000 riservisti
autorità palestinese (paramilitari): 35000
INIZIATIVE:
- AOL TimeWarner/CNN sta effettuando un sondaggio in cui chiede se si debba o meno inviare degli osservatori internazionali in Israele e nei territori palestinesi. Non devo essere io a dirti quanto importante sarebbe fare finalmente qualcosa per proteggere la popolazione civile: da tempo i pacifisti sia palestinesi che israeliani lo reclamano. Vai all'indirizzo
e vota! (Yes ovviamente)!
(in basso a destra: Should international monitors be sent to Israel and the Palestinian territories?)
Fai sapere di questo indirizzo a tutti i tuoi amici!
- Sarebbe poi una bella idea scrivere al parlamentare che hai votato (se hai l'età), per dirgli di attivarsi. www.cameradeideputati.it www.palazzochigi.it
- CIPSI: raccolta di fondi che consenta a tutti l'accesso all'acqua potabile, www.cipsi.it
REPORTAGE:
Un inviato di Paperinik.com (be', si fa per dire, in realtà è un mio amico) ha trascorso due settimane in Israle e Gaza, tra il 2002 e il 2003. Click qui per il suo resoconto diretto.
LIBRI:
(romanzi)
Gerusalemme, gerusalemme! - Dominique Lapierre / Larry Collins
Vendetta, una storia di speranza - Laura Blumenfeld (E.P.)
Jenin - Tahar Ben Jelloun (Bompiani)
L'attentatrice - Yasmina Khadra (Mondadori)
Nel segno di David - Susan Abulhawa (Sperling & Kupfer)
(saggi ecc.)
Palestina, la storia incompiuta - Shlomo Ben-Ami (Corbaccio)
Nascita d'Israele - Zeev Sternhell (Baldini e Castoldi)
La lunga strada per Gerusalemme - Barnet Litvinoff
Storia dell'antisemitismo - Gerald Messadié
Storia del conflitto israeliano palestinese - Giovanni Codovini (Bruno Mondadori)
Terra Santa, guerra profana - Anton La Guardia
Palestina/Israele dopo Oslo - Edward W. Said
I palestinesi - Xavier Baron
La nuova intifada - Roane Carey
Storia del giudaismo - André Choraqui
Antisemitismo e identità ebraica - Hannah Arendt
Dalla condanna del giudaismo all'odio per l'ebreo - Daniel tollet
(libri su 2^ g.m. / shoah)
Essere senza destino - Imre Kertésez
Ogni cosa è illuminata - Jonathan Safran Foer
(ebraismo)
Ebrei senza saperlo - Alberto Cavaglion (Ancora del Mediterraneo)
Vai a te stesso - Moni Ovadia (Einaudi)
No trumpets, no drums - Sari Anwar Nuseibeh e Mark Heller
Foto: www.ciriello.com
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