Autorità 
 
Il concetto di autorità ha una storia molto lunga. Non è semplice esaminarlo nel dettaglio in modo conciso per cui non ci proverò nemmeno. 
Detto molto alla buona, l'autorità e la gestione autoritaria è una convenzione sociale che rende possibile alcune forme di vita organizzata e di lavoro organizzato, ma che genera spesso come risultato abuso, prevaricazione e anche violenza pura e semplice. 
 
Per riassumere, l'autorità può essere un'autorità morale derivante da saggezza, vecchiaia, convenzioni religiose; un'autorità organizzativa in cui per effettuare un compito si assegnano diversi livelli di controllo, potere e responsabilità; un'autorità istituzionale, derivante da un ordinamento giuridico creato da grandi masse di persone per imposizione o per consenso, a scopi solitamente organizzativi; un'autorità derivante da semplice prepotenza e voglia di prevalere. 
Molte autorità si fondano sulla paura, alcune sul consenso, sul favore o sull'erogazione di favori; alcune sulla stima. 
 
Sono stati fatti parecchi esperimenti pratici (lo “Stanford Prison Experiment” del 1971, che ha analizzato il comportamento umano all’interno di una istituzione carceraria; l'esperimento di Palo Alto del 1967 in cui Ron Jones, insegnante di storia al Cubberley High School assegnò a determinati studenti autorità sugli altri, mimando un regime autoritario) che hanno portato a concludere che il semplice fatto di vedersi assegnata una pur piccola autorità fa nascere un forte rischio di prevaricazione, che può degenerare facilmente in violenza (gli esperimenti citati sono stati interrotti bruscamente proprio per il nascere di forti episodi di violenza). 
 
Recentemente il concetto di autorità ed abuso di autorità si è esteso al digitale, con nuovi servizi che fanno nascere migliaia di piccoli duci o colonnelli elettronici. Faccio parlare per me il commento di ygramul (non ho trovato altri riferimenti: sono eventualmente a disposizione) che ho tratto liberamente da un blog e che ricopio qui prima che vada perso perché esprime quasi perfettamente il mio pensiero. 
 
<< Dal 1999 al 2004 ho gestito un canale, una stanza di chat, su IRC, che negli ultimi tempi vedeva circa 550 utenti - PERSONE - collegati contemporaneamente. Questo poneva problemi di ordine: in una chat tutti parlano insieme e per evitare che un singolo tolga ad un altro singolo la possibilità di esprimersi nominavo degli “operatori” che dovevano aiutarmi a “moderare” la stanza e i suoi ospiti. 
Ma siccome spesso all’italiano medio basta avere un baffetto sulla manica o una stelletta sulla spallina per trasformarsi, da normale buon diavolo, in “ducetto da operetta”, accadeva che alcuni dei moderatori da me nominati si lasciavano andare (rigorosamente quando non ero collegato) ad abusi di autorità - a volte leggeri, più meschini che gravi, a volte molto pesanti. 
E quasi tutti riconducibili alla consuetamente triste “molla” psicologica: >.…Razzismo ideologico, il pensiero e l’opinione identificati come “nemici” quando non in assonanza coi propri. 
E’ *questo* il grande male delle comunità digitali. 
Il singolo che si erge a detentore della misura e del concetto di “giustizia”, regolamenti concepiti per assecondare la pigrizia anziché l'efficienza. 
Fui costretto a camuffarmi spesso da “utente qualsiasi” e, solleticando l’ego di ognuno dei miei operatori, rendermi conto di quali potevo tenere e quali andavano rimessi tra i normali utenti (PERSONE!) perché dannosi per l’atmosfera della stanza che gestivo. 
Che tentavo di far essere una “piazzetta” virtuale, un posto dove rilassarsi, dire qualche fesseria in compagnia o sviscerare un argomento complicato… Una comitiva, in cui le regole di convivenza erano decise e concordate con tutta l’utenza (PERSONE!) anziché dal gruppetto dei moderatori. 
Ci sono riuscito nonostante questo grande male che affligge l’essere umano (l’aver ragione per principio, grazie ad una “carica” assegnata [...]) e quando ho smesso, ridiventando normale utente, mi sono reso conto che questa mia stanza di chat era veramente un’isola felice: in qualsiasi altra stanza andassi, il gestore e la sua muta di cani idrofobi cacciavano chiunque non gli andasse a genio, grazie al regolamento 
[...] di piccoli e tristi “ducetti da quattro soldi”, come li definisco io, ne troverete tantissimi. Sembra il “vivaio” di coloro che poi andranno a scrivere le policy di social networks o comunque servizi inerenti le community. Adolescenti, giovani, adulti, mezza età, pensionati: il fenomeno del non rispetto (quando non vero e proprio disprezzo) di almeno i diritti basilari di un utente digitale è trasversale, non è minimamente inquadrabile per denominatori sociali o demografici. >> 
 
 
L'autorità molte volte è utile. E' vero che talvolta le persone che usano la propria autorità sono persone represse che sfogano la loro piccolezza e invidia limitando e tiraneggiando gli altri; ma è anche vero che talvolta invece cercano di fare del loro meglio, e soffrono quando fanno degli errori. 
 
Conoscere i difetti dell'autorità è indispensabile per cercare di evitarne gli effetti deleteri, cosa che forse non porta automaticamente ad essere felici ma certamente a vivere meglio. 
 
 
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